Certo, quella non può assolutamente mancare, ma la fotografia per come la intendo io ha inizio molto prima di quel semplice “ click ”.
Le ore di preparazione a studiare le mappe dei luoghi che andrò a visitare per trovare i migliori punti di scatto, l’analisi delle possibili composizioni, l’ottimizzazione della scena sulla base dell’ora di scatto prevista (e quindi, di fondamentale importanza, la gestione della luce), la scelta del periodo dell’anno in cui realizzare una certa fotografia: secondo me ciascuno di questi passaggi “fa parte del gioco” ed è imprescindibile per la realizzazione dello scatto come l’ho progettato nella mia testa. 

Soltanto dopo arriva l’attimo vero e proprio dello scatto, che è un tempo in realtà molto più breve di quello che si possa immaginare.

E forse va bene così, ed è anzi  proprio per la sua caducità che quel momento si fa per noi così prezioso: perché nella sua brevità ci consente di godere appieno con gli occhi, oltre che con la macchina fotografica, di quel magnifico istante in cui tutto ciò che è stato fino a quel momento solamente immaginato si realizza effettivamente davanti a noi.